Che differenza passa fra Santità e Sacralità? Molti forse non si sono mai soffermati a capire bene questi due concetti e le differenze fra di loro.
La santità è uno stile di vita. La persona che si comporta in un certo modo acquisisce il titolo di santo in quanto porta verso di sé e pertanto emana anche al di fuori di sé quella serenità, pace, gioia ed Amore che fa sì che possa venire definito “santo”.
La santità è qualcosa che si raggiunge, qualcosa che si mantiene ed è un appellativo che viene attribuito a chi si comporta in un determinato modo verso sé stesso e verso gli altri.
Questo però dipende anche dal pensiero in atto in quel determinato periodo, quindi è soggetto ad “alterazioni” psicologiche date dal momento temporale in cui quella determinata persona sta vivendo.
Non dobbiamo dimenticarci che molti dei “santi” dichiarati tali dalla Chiesa Cattolica sono stati per lo più inquisitori che hanno aiutato quest’ultima a incarcerare e uccidere migliaia di persone definendole “streghe” e quindi ufficialmente fuori dalla benevolenza divina.
Anche i Catari sono stati massacrati in nome di una Santità che ha determinato che non erano puri davanti al cospetto di Dio, e se vogliamo ben vedere, anche ai giorni nostri sentiamo definire “santi” (chiaramente solo dal loro gruppo fondamentalista) coloro che si fanno esplodere uccidendo persone innocenti.
Quindi la santità è un attributo che l’uomo dona ad altri uomini che si comportano secondo alcuni principi morali (più o meno, a volte) che sono ritenuti vicino al Dio che quel gruppo venera.
Quindi totalmente umano e determinato solo dall’uomo.
La sacralità, invece, benchè a volte si creda che venga richiesta dall’uomo verso un certo oggetto o essere, è una dote insita in ogni cosa che pervada l’universo.
E’ vero che certi atti sciamanici, come cerimonie particolari o come la benedizione dell’ostia durante la messa (ricordiamoci che la messa cattolica è una delle più belle cerimonie sciamaniche esistenti) sembra che diano sacralità all’oggetto ( ad es l’ostia), ma è anche vero che ogni cosa nell’universo ha una propria sacralità dal momento stesso della sua nascita.
Questo perché il divino permea ogni cosa nell’universo, sia che essa sia viva nel senso che intendiamo noi, o che non lo sia, perché ciò che è DIO è l’insieme di tutto ciò che esiste nel bene o nel male, tutto è completamente compendiato in modo tale che sia perfettamente bilanciato e idoneo alla vita.
Sappiamo bene che la vita è sacra, ed ecco che ne esce la sacralità di ogni cosa vivente, che sia un uomo, un animale o una pianta, ma anche un sasso (che emana radiazioni e possiede un’aura) o anche la terra stessa che sa riciclare ogni cosa dentro di sé e che pullula di vita infinitesimamente piccola, ma che è ciò che in realtà la compone.
Ecco che possiamo quindi dire che anche l’aria è sacra. Non solo perché senza di essa non possiamo vivere, ma perché pullula di microrganismi viventi che noi non vediamo e che però ingeriamo con il respiro momento per momento, in una danza sacra che si chiama vita.
Nell’aria c’è ogni cosa anche se non la vediamo.
Spesso sento parole del tipo: “che schifo, non toccare quell’uccellino… potrebbe essere malato…..” oppure “che schifo… un ragno!” e mi rendo conto che queste persone non hanno capito che ogni cosa intorno a noi fa parte di noi stessi in quanto ciò che respirano loro lo respiriamo anche noi.
Quell’uccellino o quel ragno hanno respirato dentro di loro e poi espirato la stessa aria che sto respirando io. Quindi ogni mio respiro è riciclato anche da altri esseri ed io respiro ciò che gli altri hanno espirato…in una continua danza di conoscenza, attraverso il respiro, della vita e dell’esperienza altrui.
Come l’acqua, anche l’aria preserva i ricordi e se ci chiediamo come possa un vitellino capire subito cosa deve fare per sopravvivere e come si dovrà comportare da adulto, a differenza di un aquilotto che cercherà di volare e mangerà cose diverse da lui, non è solo per il liquido amniotico in cui è rimasto fino alla nascita, ma anche per l’aver respirato sin dai primi istanti di vita lo stesso respiro della madre e degli altri componenti del suo gruppo.
Come dicevo la sacralità è dentro ogni cosa, dentro l’acqua che scorre, dentro il moto rotatorio dei pianeti e dentro il filo d’erba che cresce, nasce e si riproduce.
Importante capire questo semplicemente perché se riusciamo a vedere la sacralità di ogni cosa intorno a noi non solo non mangeremo più carne, ma altre cose, se possiamo farne a meno.
Alcune persone non possono fare a meno della carne, ma se capiscono la sacralità dell’animale possono sempre mangiarla con uno spirito diverso, ringraziando e pensando che quell’animale si è sacrificato per loro, e accettarlo dentro di sé coscientemente come un dono immenso, pregando che l’energia dell’animale possa reincarnarsi in un essere umano che raggiungerà l’illuminazione. Questo sarebbe già un grande passo per diventare consapevoli, per non gettare in pattumiera carne o scarti di essa, vanificando il sacrificio che l’animale ha fatto per noi.

Ma, come dicevo, non solo non mangeremo carne, e neppure pesce, in modo insensato, ma anche i frutti dell’albero o le verdure, che sempre su alberelli nascono e crescono ben accuditi dalla pianta madre, perché sono i suoi figli ed in essi ha deposto i suoi semi, proprio come noi inseriamo i nostri semi della conoscenza, degli usi e costumi, dell’educazione e di un sano stile di vita nei nostri figli.
Così, proprio così fa la pianta: inserisce nei suoi figli, i frutti (intesi anche come pomodori e melanzane o zucchine etc), i semi del “domani” della pianta stessa e noi glieli strappiamo senza alcuna cura.
Spesso addirittura estirpiamo piantine intere per nostro nutrimento, togliendo anche le radici, oppure se non danno più frutti le togliamo dall’orto uccidendo la loro vita che è sacra a tutti gli effetti.
Allora, mi direte voi, non dobbiamo più mangiare?
No non è così, ma dobbiamo seguire la divinità che è in noi, la sacralità di ogni cosa che è introno a noi e ringraziare ogni volta che una pianta ci dona un suo frutto e fare in modo che quel frutto, verdura o foglia, sia consumata nel modo giusto e non magari lasciata ammuffire e gettata in pattumiera.
Se ci sappiamo nutrire seguendo la sacralità del cibo e conseguentemente del pasto che andiamo ad effettuare, non avremo solo nutrito il nostro corpo, ma avremo nutrito la nostra anima, la nostra energia con cibo sano, perché a questo punto staremo attenti e ci sentiremo persone collegate con tutto il mondo attorno a noi, come è giusto che sia.
Questo porterà anche un altro beneficio: non sprecando più alimenti di nessun genere, andremo a fare capire alle grandi aziende ortofrutticole che spremono il terreno fino al massimo e concimano con concime chimico, che non possono più lavorare in questo modo. Le multinazionali che utilizzano OGM o concimi non naturali, che spremono la nostra Grande Madre fino allo spasimo, saranno costrette a cambiare atteggiamento.
Quindi non solo andremo a chiudere gli allevamenti intensivi di animali, ma anche gli allevamenti intensivi di ortaggi e piante e ricostruiremo una Terra più salubre per tutti ritrovandone anche la sacralità perduta.
